In questa sezione si affronterà la tematica della sostituzione degli impianti termici. Attualmente la quasi totalità degli edifici residenziali viene riscaldata utilizzando generatori di calore a combusione. Si va dalla caldaietta di potenza 24kW tipica negli impianti autonomi, a caldaie più grandi, spesso in batteria, una in scorta all'altra, per gli edifici condominiali. Nella stragrande maggioranza dei casi questi generatori sono alimentati a gas metano.
Una importante precisazione da fare riguarda la potenza dell'impianto. La potenza dell'impianto non dipende primariamente dalla caldaia, ma dalla potenza complessiva dei radiatori. Questo dato non è fisso ma dipende dalla differenza di temperatura DT tra l'ambiente e la superficie del radiatore. La potenza cresce in modo esponenziale, per cui se la superficie del radiatore ha una temperatura di 70 gradi centigradi, con una DT di 50° (70°-20°) un radiatore tradizionale di dieci elementi erogherà in ambiente una potenza di circa 900W; se la temperatura superficiale fosse stata di 60 gradi centigradi, la potenza erogata dal radiatore sarebbe stata di 670W che scenderebbe a 460W nel caso di temperatura superficiale di 50 gradi centigradi. La metà rispetto alla potenza con DT a 50°!
Questo esempio sottolinea un aspetto molto importante da tenere in considerazione nella scelta del nuovo impianto. Siccome le pompe di calore hanno una temperatura di mandata massima di 55 gradi centigradi, tolte le perdite di impianto, i radiatori avranno una temperatura superficiale di 50 gradi centigradi ed erogheranno una potenza pari alla metà di quella che avrebbero erogato se fossero alimentati con la vecchia caldaia.
Se si decide di dismettere la caldaia a favore di una pompa di calore bisogna quindi fare i conti con l'impianto a radiatori esistente. Nel caso non volessimo modificarlo, la scelta più corretta è l'istallazione di un sistema ibrido, in cui la caldaia garantisce le alte temperature quando il clima è più rigido e viene rimpiazzata dalla pompa di calore soltanto quando il clima è più mite e basta poca potenza per scaldare l'appartamento. Se però interveniamo sull'involucro la potenza necessaria per scaldare gli ambienti sarà inferiore a prima e potrebbe essere sufficiente solo la pompa di calore per riscaldare gli ambienti con i vecchi caloriferi.
Se si decide di sostituire la caldaia con una pompa di calore, senza isolare le pareti esterne, allora l'unica soluzione per aumentare la potenza è sostituire i radiatori con dei ventilconvettori. In questo caso, però, a volte la sezione delle tubazioni del circuito di riscaldamento potrebbe essere insufficiente, e si dovrà affrontare la spesa di ristrutturazione parziale o totale del circuito idraulico.
Nel caso in cui si decidesse di dismettere completamente il vecchio impianto, realizzando ad esempio un impianto in pompa di calore con gas frigogeno (i classici split del condizionamento con l'unità esterna) si consiglia di lasciare alla caldaia la produzione dell'acqua calda sanitaria, mantenendo il vecchio impianto in casi di emergenza, se la pompa di calore non funzionasse o ci fossero temperature così rigide da giustificare anche l'apporto dei caloriferi per garantire un riscaldamento ottimale.
1) decido di non fare interventi sull'involucro. La sostituzione della caldaia deve prevedere un sistema ibrido.
2) decido di fare interventi sull'involcuro. Posso sostituire la caldaia con una pompa di calore aria-acqua, mantenendo l'impianto esistente.
3) decido di non fare interventi sull'involucro ma voglio utilizzare solo la pompa di calore. Devo rifare l'impianto idraulico di distribuzione e istallare dei ventilconvettori. Posso in alternativa fare un nuovo impianto con una pompa di calore aria-aria multisplit, ma è meglio lasciare il vecchio impianto come rinforzo, in caso ci fossero dei problemi nei periodi più freddi.
Questo tipo di impianto è certamente conveniente in paesi di montagna, dove la legna o i suoi derivati (cippato e pellet) sono più a buon mercato, essendoci nelle vicinanze delle segherie. Come spiegato nel dettaglio della certificazione energetica l'energia consumata dalla caldaia a legna non entra nel computo del bilancio energetico della Certificazione, essendo un energia totalmente rinnovabile, per cui la classe energetica del nostro appartamento scaldato a legna sarà decisamente alta. Istallare una caldaia a legna può far guadagnare tre classi energetiche!
Per contro questo impianto ha bisogno di una centrale termica con lo spazio per accatastare il combustibile e richiede una particolare attenzione in fase di conduzione, sia per alimentare costantemente l'impianto, sia per pulire dai residui della cenere la caldaia.
L'unico modo per risparmiare sulla bolletta del riscaldamento è isolare le pareti o sostituire i serramenti. Se è vero che a livello di classe energetica la scelta della pompa di calore o della caldaia a legna è premiale, non è vero che la spesa complessiva del riscaldamento diminuisca, se si decide di non isolare l'edificio. Anzi, nel caso della pompa di calore, potrebbe aumentare.
Sostituzione dello scaldabagnoLa sostituzione dello scaldabagno con un modello in pompa di calore è incentivata con l'ecobonus. Bisogna però fare i conti con i costi massimi specifici ammessi. Nel caso di uno scaldabagno fino a 150 litri la spesa ammessa per i macchinari (iva e manod'opera sono escluse) è di 1.200 euro. Se l'accumulo è superiore ai 150 litri, la spesa massima per i macchinari è di 1.500 euro.
INCENTIVI STATALIAttualmente il massimale di detrazione sulla sostituzione impianti è pari a 30.000 euro. Nel caso di interventi sulla prima casa, la spesa totale ammissibile è di 60.000 euro, con incentivo del 50%, mentre nel caso di altri edifici, la spesa ammissibile è di 83.330 euro, con detrazione del 36%